L’interferometria funziona secondo il principio dell’interferenza delle onde, in cui le onde coerenti (solitamente onde luminose o radio) vengono combinate per creare modelli di interferenza che possono essere analizzati per estrarre informazioni sulle sorgenti o sul mezzo attraverso il quale viaggiano. Il principio fondamentale dell’interferometria si basa sulla sovrapposizione delle onde, dove l’intensità risultante in qualsiasi momento è determinata dalla somma delle ampiezze delle singole onde e dalla differenza di fase tra loro. Questa differenza di fase, che può provocare interferenze costruttive o distruttive, è molto sensibile ai cambiamenti nella lunghezza o nelle caratteristiche del percorso dell’onda, consentendo agli interferometri di misurare parametri come distanza, lunghezza d’onda, spostamento o profilo superficiale con elevata precisione. Le tecniche interferometriche trovano applicazioni in astronomia, ottica, radar e altri campi che richiedono misurazioni e analisi precise delle proprietà delle onde.
Un interferometro eterodina funziona secondo il principio dell’eterodia, che prevede la miscelazione del segnale di interesse con un segnale di riferimento di frequenza leggermente diversa (spesso chiamato oscillatore locale). Il principio chiave alla base dell’eterodimentazione è la generazione di una frequenza di battimento pari alla differenza tra le frequenze dei due segnali. In un interferometro eterodina, questa frequenza di battimento viene utilizzata per estrarre informazioni sulla fase dalla figura di interferenza. Rilevando e analizzando la frequenza del battito, l’interferometro può misurare piccoli sfasamenti con elevata precisione. Questo approccio è particolarmente vantaggioso nelle applicazioni che richiedono misurazioni estremamente precise di distanza, spostamento, vibrazione o irregolarità della superficie. Gli interferometri eterodina sono ampiamente utilizzati in campi quali metrologia, variazione laser, test ottici e ispezione di semiconduttori, sfruttando la maggiore risoluzione e sensibilità ottenute dall’eterodying rispetto ai metodi di rilevamento diretto.